Aspettando … la scadenza

‌Il nostro percorso adottivo inizia il 28 Dicembre del 2017 quando per la prima volta ci rechiamo in tribunale
per ritirare i moduli per la disponibilità all’adozione. Da quel momento in poi inizia la corsa contro il tempo.
Proprio così, perché tutti sanno che i tempi dell’adozione sono lunghi, ma nessuno sa, una volta entrati nel
vortice, per quanto si rimarrà in bilico, appesi a quel sottilissimo filo di speranza.
Iniziamo a prenotare le visite mediche ed in breve tempo (davvero un miracolo) veniamo sottoposti a: visita
cardiologica, pneumologia, test tossicologici, RX torace, analisi per sifilide e HIV, visita di controllo generale,
visita psicologia, neuropsichiatrica, per finire con un esilarante controllo dermatologico.
Nel frattempo, tra una prestazione medica e l’altra, cercavamo di recuperare tutti i certificati richiesti:
casellario giudiziale, certificato di matrimonio, residenza, stato di famiglia ecc…
Terminata questa prima maratona, il 29 Marzo 2018, consegnavamo tutti i documenti in tribunale, la nostra
pratica veniva protocollata, e noi, segnalati ai servizi sociali per iniziare i colloqui con l’assistente sociale e lo
psicologo.
Siamo stati spremuti come limoni, portati allo stremo delle forze, sottoposti ad una serie di domande a
trabocchetto e test psicoattitudinali, in condizioni poco favorevoli, da specialisti e dai loro specializzandi,
giudicati da 4 giudici onorari ed uno togato, tutto questo mentre le nostre vite continuavano a scorrere tra
un permesso e l’altro sul posto di lavoro. Ah, dimenticavo i corsi di preparazione all’adozione, quelli in cui si
conoscevano le coppie che ce l’avevano fatta, e che facevano riaccendere il lumicino della speranza.

Perché racconto di tutto questo?
Perché negli ultimi tempi si parla tanto di famiglie biologiche e famiglie adottive, ma davvero in pochi sanno
cosa c’è dietro queste ultime: i sacrifici, gli sforzi, il mettersi a nudo con perfetti sconosciuti, specialisti con il
compito di prenderti la ragione, smontare tutte le tue certezze e vedere se sei capace di rimetterle a posto
in breve tempo e secondo quelli che sono i loro “indicatori di sana e robusta costituzione mentale”. Tutto
questo senza sapere se sarai ritenuto idoneo o meno, tornando a casa dopo ogni colloquio senza darsi
pace, pensando per giorni: “avrò risposto dicendo ciò che volevano sentirsi dire”?
In questo viaggio abbiamo conosciuto incompetenti, gente con voglia di lavorare pari a zero, abuso di
potere e poi abbiamo conosciuto le eccellenze, la professionalità, l’umanità.
Sorrido tutte le volte che qualcuno mi chiede, riferendosi al bambino: “lo avete scelto voi”? oppure “avete
fatto bene a prenderne uno piccolo così potrete fargli credere che sia vostro”! Perché nell’immaginario
collettivo probabilmente c’è un catalogo o una scheda a punti.
Non funziona così. I bambini non si scelgono, non si “prendono”. Così come una coppia biologica non può
scegliere come sarà il proprio figlio, neanche una coppia adottiva può farlo: non si sa se sarà un maschio o
una femmina, più o meno grande, bianco o nero, sano o non sano, tanto meno gli si nasconde la verità su
quali siano le sue origini. Che sia nostro figlio è certo: lo è dal primo istante, e non ha avuto bisogno di
nascere dalla pancia per essere amato allo stesso modo di un figlio biologico.
Oggi sarebbe scaduta la nostra domanda in tribunale. Sì, perché dopo tutto questo percorso ad ostacoli hai
solo 3 anni per sperare che arrivi la telefonata per l’abbinamento con un bambino, dopodiché, se vuoi
proseguire, devi ricominciare tutto di l’iter daccapo, e non servono altre spiegazioni per dire che noi ci
saremmo fermati (tutta la mia stima per le coppie che scelgono di ricominciare allo scadere della domanda
o per un secondo figlio).

Abbiamo aspettato la chiamata del giudice per tanto tempo: per anni abbiamo organizzato la nostra vita
scegliendo di non stare in posti in cui non prendesse il cellulare e sobbalzato ad ogni squillo di numero
sconosciuto per poi scoprire che si trattava di un call center.
L’adozione è questo e molto altro.
Oggi auguro a tutte le coppie in “lista d’attesa” di vedere squillare il telefono e sentire il giudice dire
“abbiamo un bambino per voi” così come è stato per noi.
Ringrazio tutte le Famiglie di Cuore che ci hanno supportato, incoraggiato, scosso, soccorso e stimolato, che
hanno condiviso gioie e dolori di questo percorso per noi, non ancora del tutto concluso e, sempre e
solamente in salita.
Grazie gli amici più intimi, i pochi che sapevano, e che non hanno mai fatto mancare un abbraccio, neanche
in tempo di COVID. Grazie alle nostre famiglie per la pazienza avuta con noi nei momenti più bui. E poi
grazie a tutte le persone che hanno accolto il nostro piccolo come se fosse il loro, per quella dolce onda
d’amore che ci ha travolti in un periodo tanto difficile di isolamento. Vi abbiamo sentiti vicini. Sono arrivati
regali da ogni parte d’Italia, dal Regno Unito, dagli Stati Uniti, a tutte le ore del giorno.
Grazie a chi ci ha ispirati dal web…
Ma il nostro ringraziamento più grande, come sempre, va Dio per non averci mai lasciato la mano, per aver
asciugato ogni lacrima, ascoltato ogni preghiera, per non aver permesso che mollassimo, per essere stato il
Giudice sopra ogni giudice sorprendendoci oltremisura come solo Lui sa fare.
“Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto”
(La Bibbia)

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