Nel giorno dei diritti dei bambini …
Decine di volte ho fissato la pagina bianca cercando le parole giuste per iniziare questo racconto, senza mai riuscirci. Decine di volte ho provato a mettere in ordine le idee cercando tra i pensieri le parole adeguate ad una storia tanto complicata. Non è semplice. Voglio però provarci.
Mi sono sentita ripetere tante volte, negli ultimi mesi, “tutto ok”? e io ho risposto sempre con un “ciao come stai”? perché non si può racchiudere una storia in un semplice “male” che poi prevede ulteriori spiegazioni, o in un fintissimo “bene”. In questi momenti si spera che la gente sappia leggere nell’animo e fermarsi prima di indagare oltre. Mi sono sentita chiedere, dalle poche persone che sanno cosa sto vivendo, “ti sei ripresa”? come se da certi eventi, da certi dolori, ci si possa riprendere da un giorno all’altro.
Però fa parte della vita, delle relazioni, delle amicizie e si va avanti.
Provo a mettere in ordine e sbrogliare questa matassa che è diventata questa storia che voglio raccontarvi e per darle una cornice è necessario specificare che la mia famiglia di origine è sempre stata dedita alla cura e all’educazione dei bambini. Mia madre ha lavorato come puericultrice in ospedale e in brefotrofio, come famiglia abbiamo aperto e gestito asili nido e scuole dell’infanzia private, abbiamo titoli di studio attinenti all’educazione e l’insegnamento e lavoriamo nell’ambito educativo, ricoprendo diversi ruoli, da sempre. Questo solo per specificare l’importanza che da sempre abbiamo dato all’infanzia e alla tutela dei bambini.
Questa storia inizia nella giornata dei Diritti dei bambini del 2020, quando mia sorella e mio cognato, grazie all’adozione nazionale, accolgono a casa un bellissimo bimbo di poche settimane che da qualche giorno aspettava in ospedale, una famiglia.
Quando quel piccolo fagottino azzurro entra nelle nostre vite, ci mette un secondo a conquistare il cuore di tutti. Nonostante ci fosse un altro nipotino, le attenzioni erano tutte per la new entry. Decine di foto in ogni momento della giornata, regali, coccole, biberon e amore. Tanto. Infinito amore. Che ogni giorno è cresciuto e si è fatto spazio nei nostri cuori. Pochi giorni dopo abbiamo appreso di alcuni problemi legati all’individuazione della famiglia biologica, ma sono sempre stata serena e fiduciosa.
I mesi trascorrevano e il tempo necessario affinchè il collocamento diventasse affido preadottivo si avvicinava facendomi sperare che queste ombre che apparivano, fossero solo nuvole di passaggio. Poi la storia ha iniziato ad ingarbugliarsi, alcuni passaggi erano di difficile comprensione per noi comuni mortali, ma ho sempre pensato che la verità e la giustizia camminano di pari passo e che quest’ultima avrebbe sicuramente garantito per un minore.
Sono passati mesi, in cui dopo un bacetto e un ciao arrivava la solita domanda “novità”? E le news non sempre erano belle. Accanto alle prime parole i primi dentini e i primi passetti, ci sono state giornate e notti con dubbi e perplessità. Poi un giorno è arrivata la revoca dell’adozione, seguita da un turbinio di pensieri e parole e preoccupazioni.
Nel frattempo giochiamo insieme, godiamo delle coccole reciproche, impariamo a conoscerci e capirci. I nonni e gli zii devono spostarsi per stare insieme e ne approfittiamo per riunire la famiglia durante le festività natalizie senza sapere che due giorni prima della fine dell’anno avremmo ricevuto una grande batosta. Mentre tutto il mondo si preparava per il veglione di capodanno noi cercavamo di sopravvivere alla notizia che il nostro piccolo doveva essere “collocato” (parola che definire orribile è dir poco) presso la famiglia biologica…
Continua…